Ecco l’ultimo piano per chiudere una partita da più di 3 milioni di euro
Anche se il tempo stringe perché il fondo Monteluce finisce la sua vita a fine mese cioè tra quindici giorni, feste comprese. Si muove la partita relativa ai fornitori. Più di tre milioni di euro che ballano da anni e che vedono, adesso, una luce in fondo al tunnel. Si tratta, secondo quanto risulta al Messaggero, con lo scambio di mail tra Bnp Paribas e il gruppo di fornitori umbri che avanzano dal fondo 3 milioni di euro per lavori realizzati e mai pagati. E la trattativa adesso ha una base solida.
Nessuno si sbilancia. C’è una proposta che è arrivata e che è stata valutata. Non rispedita al mittente, ma da quello che filtra, è stato chiesto di mettere tutti i protagonisti della vicenda Monteluce intorno a un tavolo per trovare la quadra.
Il piano, già asseverato, a grandi linee dà la possibilità ai creditori di valutare un doppio binario. Una sorta di spalmadebiti, per utilizzare un termine che andava di moda nel mondo del calcio. Il ristoro sarebbe del 50 per cento del credito reclamato per chi chiude l’operazione di rientro in tre anni. La percentuale si arrampica fino al settanta se si attendono sette anni per riavere la parte del credito vantato nei confronti del fondo. I fornitori hanno valutato l’offerta e rilanciato con l’apertura di un tavolo lampo. L’ultimo ok al piano deve arrivare da Amco e dalla banca tedesca che sta dentro all’operazione Monteluce, ma che è rimasta alla finestra nell’operazione Amco-Prelios. L’obiettivo è arrivare alla fine dell’anno con il via libera in mano per consentire di attuare il piano da 7 milioni di euro, cifra indicata per far ripartire Monteluce.
Un’operazione delicatissima, con quindi giorni caldissimi dopo che da due settimane c’è l’ipotesi del piano su cui le parti si stanno muovendo. I fornitori umbri sono tutti fornitori strategici. Cioè aziende non solo che hanno lavorato a Monteluce, ma che potrebbero continuare a stare dentro al cantiere di quella fetta di città. Ed è logico che una posizione di continuità o meno potrebbe far propendere per una soluzione o l’altra di chiusura del piano. Ma nel confronto che è di fatto una trattativa, potrebbero aprirsi altri scenari. Proprio rispetto al ruolo futuro dei creditori, cioè delle aziende artigiane che hanno lavorato ma da anni non vedono un centesimo. Aziende che più volte hanno detto di essere alla canna del gas.
Sette milioni di euro sono i numeri del piano che
Amco e Prelios ha messo sul piatto per il salvataggio di Monteluce. Sette milioni per un comparto che, secondo le ultime valutazioni a libro avrebbe un valore intorno ai dodici e potrebbe averne uno vendita di quasi il doppio. Forse un po’ di meno per evitare di farsi male. Saranno quindici giorni strategici per un’operazione su cui la Regione ha riaperto la lunga partita non solo della speranza. «Oltre questo piano c’è il baratro e un percorso lunghissimo senza soddisfazione», aveva detto in consiglio regionale, giusto tre mesi, fa la presidente della giunta regionale, Donatella Tesei.