L’Europa fu divisa tra Papi e Antipapi, in cerca di predominio

 Di Adriano Marinensi

Gli annali di storia della Chiesa cattolica – compreso l’attuale Pontificato di Francesco – annoverano 266 Papi. Ma anche numerosi Antipapi (il numero, da 28 a 40, è controverso). L’Enciclopedia definisce Antipapa “il competitore del legittimo Pontefice del quale usurpa l’autorità, facendo nascere uno scisma nella Chiesa”. Si tratta di episodi di contrasto religioso che spesso hanno adombrato vere e proprie lotte di potere, per la supremazia in Italia e in Europa, con impatto sulla vita politica e sociale. Molti Antipapi sono stati espressione di quell’antagonismo, altri delle divisioni interne alla Cristianità. Alcuni periodi “affollati” di Antipapi, meritano il racconto.

Il primo fa riferimento al Pontificato di Alessandro III, che sedette sul trono di Pietro dal 1159 al 1181. Gli si opposero, in successione: Vittore IV, Callisto III, Pasquale III e Innocenzo III. Papa Alessandro III, quando era Cardinale, si chiamava Rolando Bandinelli, toscano di Siena. Alla morte di Adriano IV, fu scelto dalla maggioranza anti imperiale del Sacro Collegio; mentre la minoranza filo imperiale elesse l’Antipapa Vittore IV. Alessandro visse per tre anni in Francia e quando tornò a Roma strinse alleanza con la Lega dei Comuni in battaglia contro l’Imperatore Federico Barbarossa. 

In palio c’era la supremazia tra Papato e Impero. Il “Papa vero” accrebbe le sue ricchezze, indispensabili per tenere il confronto, istituendo una decima sui mulini, il fieno, la pesca, le api: era da ritenersi scomunicato chi non pagava. Da Roma dovette andarsene quando i nobili capitolini elessero il quarto Antipapa Innocenzo III. Morì Alessandro, nel 1181, a due passi dall’Umbria, nel comune di Civitacastellana.

L’Antipapa Vittore IV, già da Cardinale s’era schierato dalla parte dell’Imperatore che, per riconoscenza, assegnò a lui ed ai suoi fratelli la giurisdizione sulla città di Terni. Come primo atto emise la scomunica a carico di Alessandro che, a sua volta, scomunicò Vittore e Federico. Il successore Pasquale III fu il solito “Papa personale” dell’Imperatore. Lo elesse un Collegio formato da tre membri, lui compreso. Emise numerose ordinanze, successivamente annullate dal Concilio Lateranense convocato da Alessandro. Fuggi dalla epidemia di peste, seguendo il Barbarossa in Germania. 

Ed ecco Callisto III, anonimo monaco benedettino, proclamato Antipapa da un piccolo gruppo di scismatici, pure lui “simpatizzante” del Barbarossa. Dalla protezione dell’Imperatore uscì quando quest’ultimo fu sconfitto a Legnano (1178) dai Comuni dell’Italia settentrionale, stanchi delle scorribande dell’esercito imperiale (“A lancia e spada, il Barbarossa in campo”).

Lando di Sezze fu l’ultimo dei “competitori” di Alessandro. Insignito dell’abito bianco per volere di alcuni signorotti dell’agro romano, prese il nome di Innocenzo III. Papa Alessandro corruppe con prebende e favori i sostenitori di Innocenzo e loro tosto abbandonarono l’Antipapa che, arrestato a Palombara Sabina, morì rinchiuso in una Abbazia, nel 1183. Finì in quell’anno il lungo e gravoso scisma contro il legittimo Papato di Roma.

Passano circa tre secoli ed ecco (1378 – 1415) un altro “conflitto di potere” tra 4 Papi e 6 Antipapi. Dall’inizio del XIV secolo, per circa 70 anni, c’era stata la Cattività Avignonese che aveva fortemente influito sulla potestà della Chiesa di Roma. Precedentemente, in Vaticano, aveva “regnato” il teocratico Bonifacio VIII (Benedetto Caetani) in dissidio continuo con i nobili Colonna (Sciarra lo prese a schiaffi nella dimora di Anagni). All’estero, ebbe una severa divergenza con il Re francese Filippo IV, detto il Bello. Bonifacio era subentrato al “dimissionario” Celestino V e lasciò il Soglio a Benedetto XI, morto all’improvviso, a Perugia, ed ivi sepolto nella Chiesa di S. Domenico. Nella stessa Perugia ebbe luogo il Conclave, durato quasi un anno, che assegnò l’abito bianco a Bertrand de Got, con il nome di Clemente V. Era Arcivescovo di Bordeaux e decise di rimanere in Francia, stabilendo la Santa Sede ad Avignone. 

Per parlare di Papi e Antipapi, occorre riassumere i due periodi principali della Cattività avignonese (1309 – 1377) e dello Scisma d’Occidente (1378 – 1418). La Cattività (prigionia) fu un tempo lungo di asservimento della comunità ecclesiale alla monarchia francese; un vasto gruppo di affaristi invase la piccola Avignone, tanto che Petrarca la chiamò “empia Babilonia”. Le difficoltà economiche dei Pontefici stimolarono il reperimento delle entrate attraverso la vendita delle indulgenze. Evidente la netta frattura tra le due “obbedienze” nelle alte gerarchie ecclesiastiche. Insomma, il prestigio della Chiesa subì una vistosa flessione.

Nel 1377, approfittando della “guerra dei 100 anni” tra Francia e Inghilterra, Gregorio XI, sollecitato da più parti (compresa Santa Caterina da Siena) riportò la Sede papale a Roma. Accadde che, quando un anno dopo, fu eletto Urbano VI, la “corrente avignonese”, vicina al Re di Francia, elesse l’Antipapa Clemente VII. Iniziarono a quel punto due distinte e contrapposte “successioni pontificie” con altri tre Papi considerati legittimi ed altri cinque Antipapi ritenuti “apocrifi”, durante i 40 anni dello “Scisma d’Occidente”. 

In verità, c’era stato un tentativo di riunificazione nel 1409, al Concilio di Pisa, quando venne deciso di deporre sia il Papa (Innocenzo VII), sia l’Antipapa (Benedetto XIII), dichiarati eretici e scismatici. Nessuno dei due fece il passo indietro e il Concilio elesse Alessandro V, cosicché i Pontefici diventarono tre. La cristianità europea tornò unita con Papa Martino V della famiglia Colonna, nel 1418. 

Dovette riorganizzare lo Stato della Chiesa e, durante il suo importante pontificato, si segnala la “Battaglia dell’Aquila” dove fu sconfitto l’umbro Braccio Fortebraccio da Montone, ritenuto nemico della Santa sede. Va aggiunto che fu Martino V a creare la Legazione di Perugia e dell’Umbria. Il poco edificante fenomeno degli Antipapi si estinse con il Duca Amedeo VIII di Savoia (Felice V), il quale, nel 1449, si dimise in quanto non era un religioso e non si intendeva di teologia. Il Papa di Roma lo fece cardinale.

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