E va da sé che la contribuzione Irpef è inferiore, con i ternani che pagano 4.721 euro all’anno e i perugini 4.709
Come si sa in Economia il Pil resta lo strumento prioritari per quantificare la ricchezza delle Nazioni.
E i numeri hanno la capacità di mettere in rilievo le differenze tra regioni e province, in termini di produttività del lavoro e di prodotto interno lordo.
A delineare lo stato di fatto ci ha pensato l’ufficio studi della Cgia di Mestre, con l’ultimo focus, che mette in risalto appunto come in Italia si produca ogni giorno 5 miliardi e 8 milioni di Prodotto Interno Lordo, che corrispondono in media a 99 euro per cittadino italiano.
In testa alla classifica il Trentino Alto Adige con 146 euro di ricchezza giornaliera per abitante, in fondo la Calabria ferma a meno di 58.
L’Umbria si colloca in mezzo con 84 euro, comunque sotto la media nazionale.
La Cgia nella sua analisi e ricerca ha indagato anche sulla produttività del lavoro, informazione ricavata dal rapporto tra il Pil al netto delle imposte dirette e le cosiddette unità di lavoro standard, misura omogenea del volume di lavoro svolto dagli occupati.
In questo ambito la nostra regione si classifica ultima del Centro Italia, seguita da sole regioni del Meridione. Anche in questo caso, con un dato inferiore alla media del paese.
Secondo l’istituto, dietro alla performance c’è anzitutto la scarsa presenza di grandi imprese nel Paese, con retribuzioni al palo da anni.
E va da sé che la contribuzione Irpef è inferiore, con i ternani che pagano 4.721 euro all’anno e i perugini 4.709. Dati che piazzano le due province tra il 55esimo e il 50esimo posto nella classifica nazionale.
Condizioni che influiscono negativamente sui consumi ed anche sugli investimenti in ricerca e sviluppo.
Del resto si sa che gli stipendi in Umbria sono bassi. Che nella nostra regione si guadagni meno rispetto alla media del Paese non è un fatto nuovo, anzi, è ampiamente noto, è strutturale, radicato nei caratteri che hanno forgiato lo sviluppo della regione. Come pure noto è il fatto che la retribuzione del lavoro alle dipendenze derivi dalla interazione di molte variabili: dalla qualifica, dal tipo di contratto, dalla durata, e poi dal genere, dall’età, dall’anzianità contributiva, dagli assetti produttivi e, ancora, da elementi di tipo ambientale che coinvolgono il management e l’organizzazione del lavoro, il territorio di appartenenza, il livello di sviluppo dello stesso.
Dunque, in Umbria impiegati, quadri, dirigenti guadagnano mediamente meno rispetto ai colleghi italiani di pari qualifica.
L’analisi effettuata sui soli lavoratori standard rivela un’accentuazione del divario territoriale.
In questo sottoinsieme più omogeneo si scopre infatti che la retribuzione media annua nella regione è risultata pari a 30.872 euro e quella nazionale a 37.360 euro, per un delta complessivo secco di -17,4 per cento.
Tale distanza, minima in corrispondenza degli apprendisti e massima tra i dirigenti, depurata dalla composizione per qualifiche, fa scendere il differenziale medio territoriale a -11,0 per cento. È una conferma che in Umbria si guadagna comunque meno che in Italia.