Di Adriano Marinensi – Durante il periodo di amministrazione straordinaria del Comune di Terni, mi permisi di inviare al Commissario prefettizio l’elenco di alcune “questioni” aperte da tempo più o meno remoto nel territorio municipale. Siccome eravamo a ridosso delle elezioni, lo trasmisi, a mezzo stampa, accompagnato dalla preghiera di passarlo ai nuovi Amministratori eletti il 10 – 24 giugno scorso. Siccome, durante i fatidici primi 100 giorni di governo del cambiamento, nulla è mutato, ho dedotto che forse, il Commissario, si è dimenticato di consegnare l’elenco. Quindi, ritengo utile, nell’interesse del popolo ternano, reiterare l’“inventario”, per comodità e memoria del Sindaco rinnovato. Anche perché – solo dalle opere, non dai pronunciamenti – i ternani riusciranno a capire se sono caduti oppure no, dalla padella nella brace.
Mi vergogno orrendamente, ma devo cominciare, per l’ennesima volta, dalla superstrada Civitavecchia – Terni – Rieti che, strada facendo (nel senso proprio del termine), si è fatta vecchia. Anzi, antica quasi quanto il tempo. Dall’epoca della progettazione, risulta trascorso mezzo secolo e i lavori sono tutt’ora in corso. Stante la mia età avanzata, ho perso le speranze di poter andare in scioltezza dal Tirreno alla Sabina, però i giovani lo vagheggiano ancora. Che dire poi di quel “coso” lungo, lungo, eternamente impalcato in mezzo all’incrocio di Ponte le cave, chiamato Tulipano (però, non è un fiore)? Sarebbe finalmente il caso, Signor Sindaco, di trovargli una definitiva destinazione d’uso. Almeno per diritto d’anzianità edilizia, in quanto l’autorizzazione comunale a costruire, è datata anni ’70 del ‘900. Abbiamo investito una mezza fortuna per recuperare ed utilizzare (idea lodevole) il calore disperso in Acciaieria, a fini di riscaldamento per gli abitanti del quartiere Borgo Bovio e non se n’è fatto nulla. Merita una doverosa riconsiderazione.
Identicamente alla Metropolitana di superficie da Terni a Cesi. Si è arrivati alla metà dell’opera, costruendo le stazioncine intermedie, mentre neppure un metro del secondo binario risulta realizzato. E dire che trattasi di una miniferrovia di grande utilità, concepita per decongestionare l’intensa circolazione su gomma, gravante una zona assai popolata.
Per quanto riguarda la Fontana dello Zodiaco e la piazza attorno, simboli del lavoro e della ternanità, la telenovela appare ancora lontana dall’ultimo atto. C’è tutto per concludere, occorre soltanto un po’ di buona volontà (amministrativa). Una vera e propria supplica, i cittadini Le rivolgono, Signor Sindaco, perché venga loro restituito il Teatro Verdi, unico luogo di spettacolo degno del nome (teatro), esistente dalle nostre parti. Tanto più che per l’ex Politeama pare sia in corso di riesumazione un (spregevole) disegno sostitutivo, avente l’effetto di cancellare una pregevole testimonianza storica.
Le segnalo inoltre telegraficamente, Signor Sindaco: 1) il completamento della “bretellina” stradale, da lunga pezza appaltata, con inizio alla rotonda nei pressi dell’Ospedale di Colle Obito; 2) la conclusione della vicenda (quantomeno ridicola) che impedisce l’eliminazione del decrepito ex mercato coperto, brutto e nero, sito proprio nel centro città; 3) sul Corso intitolato al popolo è tempo ormai di portare a conclusione quello che, un suo predecessore definì “grande progetto edilizio” ed al mio modesto parere invece appare come un insediamento esagerato e incastrato nell’esiguo comparto urbanistico; 4) nelle immediate adiacenze della Stazione ferroviaria continua a fare, anch’esso remotamente, da pessimo biglietto da visita, l’ex Caserma della polizia stradale, corredata dalla selva incomposta cresciutale attorno; 5) una qualche decisione va sollecitata anche per quanto riguarda la vecchia e disabitata sede della Banca d’Italia e per l’altrettanto disabitata “mutua degli statali” di Via Mancini; 6) c’è un servizio, (anzi, a Terni, non c’è) che rientra nella cultura dell’accoglienza (riguarda tutti, mica prima gli italiani!). Si tratta del dormitorio pubblico, oppure meglio, centro di ricovero notturno. Fu oggetto di una deliberazione, adottata dal Consiglio comunale, che ne affidò la realizzazione alla Giunta. Non se n’è saputo più nulla.
Proseguo, Signor Sindaco, con il n.7): tra gli aspetti negativi, legati all’immagine della città e al decoro urbano, spiccano le innumerevoli “toppe” di catrame che avviliscono le (pur costose) pavimentazioni di pregio del centro cittadino. Soltanto in Corso Tacito, la via dell’eleganza, ce ne sono quarantanove (contare per credere). Andrebbero rimosse e ripristinato l’aspetto originale; 8) a Piediluco, sta un lago sempiternamente affetto da eutrofizzazione. Cerca un luminare della scienza che lo guarisca. Qualche apprendista stregone ci ha provato aspirando i fanghi dal fondo e qualche altro insufflando ossigeno nell’acqua. Il malato è rimasto malato. Un occhio amministrativo attento e sensibile meritano i rapporti, non sempre idilliaci, con la Federazione di Canottaggio, in quanto la perdita del Centro remiero sarebbe una grande iattura economica e turistica; 9) l’inquinamento da gas e da rumore sono negatività che ci portiamo appresso dalla notte dei tempi ed invece – avendo forte impatto sulla salute singola e collettiva – andrebbero ridotte con provvedimenti efficaci ed immediatamente esecutivi. Per migliorare la qualità della nostra aria, abbastanza scadente, ben vengano le limitazioni della mobilità privata. Però quell’idea dei poveri riconoscibili da tutti per la targa vecchia e l’automobile malandata, suvvia!
In ultimo, ma non perché di minore valenza, l’igiene del suolo, la vigilanza urbana latitante che aumenta la pericolosità dell’andar per strada, un adeguato servizio di pubblico trasporto che invece non c’è. Siccome al traffico pericoloso ho fatto cenno, mi è d’obbligo rammentare che, all’aggravio della situazione, contribuiscono gli attraversamenti pedonali scoloriti o addirittura del tutto cancellati. Oltre alle buche sulla carreggiata e i marciapiedi in dissesto (oddio, forse dissesto non lo dovevo scrivere).
Mi fermo qui, pur se certo, Signor Sindaco, d’esser colpevole di qualche dimenticanza: i problemi dei giovani, il loro disimpegno, lo spaccio della droga, la mancanza di lavoro in loco, l’espandersi dell’area di povertà, l’elefantiasi del commercio su grandi superfici, la carente politica di promozione culturale, il “richiamo politico” per una maggiore partecipazione dei cittadini, la “crisi complessa” della città ed altro ancora. Ma, questa è una problematica di diversa dimensione. Merita una trattazione a parte. Ritengo doveroso, in chiusura, rivolgere un ricordo ai mostri cari defunti. Si chiamano Centro ricerca sulle cellule staminali, Città del Cinema di Papigno, Centro Multimediale. E pure Polo universitario ternano per il quale era prevista una importante“carriera” in progressiva espansione. Per loro una prece devota.