Il presidente dell’associazione degli industriali umbri, Antonio Alunni, nella conferenza di fine anno fa il punto sulla situazione dell’economia in Umbria a partire dai dati forniti dal nuovo studio sull’andamento dell’industria nella regione.
Dai numeri emerge un quadro confortante: nelle 700 società di capitali associate a Confindustria Umbria cresce il fatturato e il numero dei dipendenti. E soprattutto per la parte manifatturiera, con le 425 imprese del settore a rappresentare il 91% del Pil manifatturiero regionale. 
    Dati che per Alunni dimostrano quale sia la via “per far crescere il tessuto produttivo”.
 In questa Umbria che cresce c’è una locomotiva, è stato ribadito, e questa è il manufatturiero. Le 425 associate in Confindustria del settore (qui ci sono anche 10 multinazionali che hanno fornito i dati sugli stabilimenti umbri) hanno fatto riscontrare un fatturato aumentato dai 9,5 miliardi del 2015 ai 10,02 del 2017 (+4,5% a fronte del +3,3 regionale) e gli occupati da 27.724 a 29.149 (+5% a fronte del -3,3% regionale).
«Queste aziende producono il 91 per cento del Pil manufatturiero dell’intera regione – afferma soddisfatto Alunni -. Vuol dire forse che va tutto bene? No, ci sono aziende in crisi, ma ci saranno sempre. Però significa che le nostre imprese hanno le idee chiare e il mercato le sta premiando. Per cui basta dire che è tutto nero o in chiaroscuro. Qui c’è tanto chiaro, davvero tanto».
  “Le aziende stanno andando bene – ha sottolineato inoltre Alunni – hanno idee chiare e il mercato le sta pagando anche se il contesto umbro dove si trovano è caratterizzato da macronumeri che indicano un andamento diverso, con l’Umbria che si trova nella parte bassa del ranking nazionale”.
   Per Alunni, “ci deve essere una proiezione ad una crescita dimensionale con le piccole imprese che devono diventare medie, le medie diventare grandi e le grandi ancora più grandi”.

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